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Minardi.it incontra Alessandro Nannini

Cinque anni insieme. Dalla Formula 2 alla Formula 1. Parliamo del binomio Minardi-Nannini. In questo finale di anno, abbiamo avuto il piacere di incontrare Alessandro Nannini che molto gentilmente ha risposto alle nostre domande, tornando per un attimo agli anni ’80. Dal primo incontro con Gian Carlo Minardi all’arrivo nel Mondiale di Formula 1.

Ciao Alessandro iniziamo questa intervista tornando indietro a metà degli anno ’80. Quando è avvenuto il primo contatto con Gian Carlo Minardi?
Il primo contatto con Minardi è avvenuto nel 1982, quando mi offrì il volante della sua  Minardi F.2 al fianco di Paolo Barilla, dopo la mia vittoria in Formula Abarth.  Sono rimasto con Gian Carlo, in totale, 5 anni. Tre stagioni in F2 e due in Formula 1

Nel 1986 sei arrivato nel giovanissimo team Minardi, restando anche nel 1987. Due stagioni difficili caratterizzate da tanti ritiri.
Due anni caratterizzati da problemi al propulsore Motore Moderni, in particolare al turbo. Il telaio era buono, ma purtroppo il tallone d’Achille era il motore, progettato da un ingegnere che personalmente considero un vero genio. Tanti ritiri. Peccato per l’affidabilità. Gli anni trascorsi col Minardi Team però sono stati fantastici, ancora più belli del periodo in Benetton. D’altronde parliamo di un manager che ha scoperto e lanciato i miglior i piloti degli ultimi anni.

Cosa ti ha colpito del romagnolo Gian Carlo Minardi?
Sono “innamorato” di Gian Carlo. Nessuno come lui ha la passione per questo sport oltre che essere un vero talento nello scovare i piloti. E’ un amante dei motori. Negli ultimi 20 anni ha scoperto i piloti più bravi, come dimostrano i curriculum.

Il momento più difficile del tuo periodo in Minardi?
Non ce ne sono. Purtroppo il motore di quegli anni non è stato all’altezza delle aspettative, anche se ripeto, progettato da un ingegnere bravissimo. Il telaio delle macchine invece era buono

Nel periodo Minardi ti sei confrontato con De Cesaris e Campos. Chi è stato l’avversario più tosto?
Per fortuna avevo il piede destro bello pesante, ed essermi messo dietro Andrea è stato un bel biglietto da visita

Tra Boutsen, Pirro, Herbert e Piquet?
Piquet, tre volte campione del mondo. Da lui ho imparato veramente tanto nella messa a punto della vettura. Tre titoli non si vincono per caso

Abbiamo una domanda anche da parte di un tifoso. C’è un episodio che ti ricordi in particolare?
Uno solo? Ce ne sarebbero troppi. Come ti dicevo prima sono stati anni veramente belli, in cui mi sono divertito, ho conosciuto tantissime ragazze e, insieme a Paolo Barilla (in F2)  abbiamo fatto un bel po’ di “casini” tant’è che da un anno all’altro faticavamo a trovare gli hotel, perché non ci volevano.

Nel 1997 hai appeso il casco al chiodo. Cosa ti occupi adesso?
Ogni tanto faccio da apripista con la Subaru. Dopo aver corso per tanto tempo sulle piste, a 56 anni mi attrae la “terra”. Lo faccio però occasionalmente

Segui ancora la  Formula 1?
Sinceramente? Molto poco. Guardo la partenza … e poi la fine. Ma è sempre stato così. Diciamo che preferisco guidare che guardare le gare per tv