F1 nell’era COVID-19 | MINARDI “I team chiedono tre mesi sabbatici prima della ripartenza”
Sono giorni delicati per la Formula 1. In ballo non c’è solamente una stagione di Motorsport, ma anche il futuro di molti team. Non correre vuol dire perdere dei diritti televisivi e, di conseguenza, minor entrate, ma in questo momento l’emergenza sanitaria mondiale non permette la stesura di programmi a lungo termiche poiché siamo davanti a scenari in continua evoluzione.
Dopo il Canada, anche il futuro del gran premio di Franca (in programma il 28 giugno) è a rischio.
“In questo momento bisogna ricordarsi che il problema principale è la chiusura delle frontiere e pertanto ad oggi sono vietati qualsiasi tipo di spostamenti, sia all’interno che fuori dalle nazioni. Sorrido quando sento che l’Austria da l’OK a correre,” commenta Gian Carlo Minardi.
“Forse il Red Bull Ring è uno dei pochi tracciati che possono permettersi di ospitare un gran premio a porte chiuse, ma coi team impossibilitati a spostarsi non si fa nulla. Al momento è impossibile ipotizzare un coinvolgimento internazionale”
prosegue il manager faentino sottolineando che, per la maggior parte dei circuiti, la vendita dei biglietti rappresenta l’unica entrata per far fronte alle immense spese per ospitare e organizzare il gran premio.
Rimettere in moto una macchina organizzativa così complessa come quella di un team di Formula 1, inoltre, richiede tempo.
“Per questo i team avrebbero chiesto a Liberty Media un periodo sabbatico di tre mesi dalla prima data utile. Stando così le cose il primo gran premio si potrebbe correre non prima di settembre” analizza il manager faentino.