F1 – Il gran premio della Malesia secondo Gian Carlo Minardi
Il secondo appuntamento del Mondiale di Formula 1 sul tracciato internazione di Sepang è un Gran Premio difficile da interpretare e decifrare, in quanto in quelle condizioni era praticamente impossibile gareggiare. Dalla mia esperienza comunque, correre alle 2 del pomeriggio o alle 5 non cambia nulla, infatti in questa stagione in Malesia la pioggia arriva sempre: è arrivata alle 14.00 quando doveva partita le seconda gara della GP2 Asia (e solo dopo 2 ore di sole la pista si è asciugata) e alle 18.00 a corsa inoltrata.
Come ho detto prima non è facile fare un’analisi di questa corsa in cui è successo praticamente di tutto: dalla condizione di pista asciutta, all’arrivo del nubifragio, passando per i momenti sbagliati per montare gomme sbagliate. I risultati di qualifiche e gara ci hanno dato la conferma delle buone prestazioni da parte dei team sotto inchiesta (Brawn-Toyota-Williams) che sembrano avere una marcia in più, con anche una buona Red Bull (la prima delle monoposto senza “buco” e kers) e una Ferrari, insieme alla Renault, in affanno, ancora senza punti dopo due appuntamenti. Ora siamo tutti in attesa della sentenza definitiva di Parigi del 14 aprile e dei due prossimi gran premio (Cina 18-19 e Bahrain 24-26) che potrebbe iniziare a delineare le forze in campo.
La Malesia è stata anche l’occasione per vedere in azione su una “pista vera” il kers che a mio parere è un discorso fallimentare fino ad oggi, se andiamo a paragonare costi/risultati: al pronti via da il suo contributo, come abbiamo potuto vedere con la partenza di Alonso dove ha recuperato diverse posizioni, ma nella gestione della gara ha messo in difficoltà chi lo usava. Fernando ha dovuto poi cedere diverse posizioni perché comunque non riusciva a tenere il passo, come abbiamo potuto vedere nel momento del sorpasso di Jenson Button. Se su una pista come quella malese i risultati sono questi allora i lati negativi sono maggiori dei benefici. La stessa Red Bull, che è la prima delle monoposto non sub judice, non è dotata del kers e Sebastia Vettel, senza la penalizzazione delle 10 posizioni per l’incidente con Kubica in Australia, avrebbe certamente dato “fastidio” ai primi.
Siamo solo alla seconda gara e abbiamo vissuto un week end caotico, dove il maltempo l’ha fatta da padrone: contrariamente a quello che si legge è molto difficile fare dei processi anche se la Ferrari ha commesso qualche errore di troppo che deve far pensare. Dobbiamo però diversificare l’episodio del sabato da quello di domenica: durante le qualifiche, fino a un minuto e mezzo dalla fine della Q1, Massa e Raikkonen erano in ottava e nona posizione, mentre poi la situazione è cambiata notevolmente, come tutti sappiamo. Con una forbice così ristretta (15 vetture in poco più di un secondo) bisogna ragionare in modo differente in ottica qualifica: a mio avviso l’errore bisogna ricercarlo nella volontà di risparmiare il set di gomme soft con il quale la Ferrari aveva mostrato un buon ritmo. Per quanto riguarda l’episodio di domenica, possiamo giudicare solo l’eventuale scelta sbagliata di mescola (anche se è troppo facile con il senno del poi), ma non il momento del rientro ai box poiché la sosta non era più ritardabile, in quanto era già stato raggiunto il limite con il carburante.
Voglio però fare un’osservazione che pochi hanno fatto: ancora una volta la safety car è entrata in netto ritardo. Ritardando l’ingresso ha fatto sì che si percorresse il 50% della gara perché se no, molto probabilmente, non si sarebbe fatto neanche quello. Inoltre due giri prima, quando secondo me c’erano già tutte le condizioni per farla entrare, la classifica era molto diversa con la Ferrari, ad esempio, in zona punti. Una settimana fa è stata chiamata tardi favorendo Button e anche oggi, con molta probabilità, si starebbe parlando di un’altra classifica.
Tra gli episodi questo lungo e travagliato fine settimana c’è stata anche la vicenda Hamilton-Trulli: infatti, a distanza di sette giorni, è arrivata la squalifica di Lewis Hamilton e della McLaren Mercedes con Jarno che ha riconquistato il terzo posto nella classifica finale dell’Australia. A mio giudizio personale è davvero ridicolo quello che è successo, sia in Australia dove una scuderia ha fatto mentire il suo pilota, sia in Malesia dove la McLaren ha cacciato Dave Ryan che a mio modesto parere non può essere l’unico colpevole. Sul muretto ci sono altre nove persone: mi rifiuto di credere che questa decisione sia derivata da una conversazione privata tra Hamilton e Ryan. Hanno commesso un errore molto grave in quanto sanno benissimo che tutte le conversazioni sono registrato, ma soprattutto hanno fatto mentire il loro pilota. E’ stato sicuramente un brutto episodio di sport che ancora una volta ha avuto come protagonista il team inglese dove il pilota poteva pagare a caro prezzo la sua dichiarazione.
Forse è meglio archiviare questo Gran Premio che non ci ha ancora fatto realmente capire i valori messi in campo in quanto sono entrate in gioco troppe variabili e fattori esterni. Ad esempio, se a Trulli avessero montato la mescola come richiesto esplicitamente da lui via radio (le stesse usate poi da Glock) molto probabilmente avrebbe vinto lui questa gara, visti i tempi e la rimonta fatta dal suo compagno di scuderia.
Vi do appuntamento al 14 aprile, dopo che sarà messa la parola fine sulla vicenda “Brawn GP, Toyota e Williams”
Un saluto a tutti e come sempre rimango a vostra disposizioni. Potete inviarmi le vostre curiosita’/domande a: media@minardi.it
Gian Carlo Minardi
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