L’annosa questione dei motori

La scorsa stagione non sarà ricordata solamente per il dominio Mercedes e per il terzo titolo mondiale di Lewis Hamilton, ma anche per la forte diatriba legata alla fornitura delle Power-Unit, con protagonisti gli uomini della Red Bull.

Dopo aver aspramente criticato la Renault, Horner & C. avevano bussato alla porta di Mercedes e Ferrari, ricevendo però in cambio una fornitura datata di un anno, oltre che il “benservito” da parte dello stesso presidente Carlos Ghosn. Una soluzione insostenibile per un team i cui intenti sono quelli di vittoria, dopo aver dominato la scena per quattro stagioni consecutive, con gli ultimi due anni lontani dalle posizioni di vertice. Come sappiamo, dopo un tira e molla, è tornata la pace (pagata a peso d’oro) tra i “bibitari” e il costruttore transalpino. Situazione diversa per la Toro Rosso che tornerà ad ospitare il Ferrari, con fornitura 2015 grazie ad una deroga “La fornitura delle motorizzazioni clienti è una situazione che conosco fin troppo bene. Escludendo la parentesi “Motori Moderni” in cui ci trovammo a combattere, con un motore privato costruito e sviluppato da zero, contro case automobilistiche ufficiali del calibro di Ferrari, Honda e BMW, dal 1988 in avanti abbiamo sempre avuto propulsori clienti che pagano almeno 70-80 CV” ricorda Gian Carlo Minardi

Anche nel 1991, coi motori Ferrari, eravamo tre step indietro. In quegli anni, inoltre, a fare la grande differenza erano anche la benzina e i lubrificanti. Per anni ci siamo battuti affinché i costruttori fornissero a tutti le stese motorizzazioni” Praticamente come succede da qualche anno, salvo deroghe “Prima dell’introduzione delle PU, l’utilizzo delle medesime motorizzazioni aveva portato ad un livellamento delle prestazioni, e anche i team privati potevano togliersi grandi soddisfazioni, come la Brawn Gp ci ha fatto vedere” prosegue il manager faentino Con piacere però, nonostante i motori clienti, ci siamo tolti delle soddisfazioni” come la prima fila conquistata da Martini nel 1990 durante le qualifiche a Phoenix, il quarto posto di Estoril e il quinto di Webber nel 2002 a Melbourne che piazzò la sua Minardi PS02 davanti alla Toyota nonostante un Asiatech “In alcune occasioni, con motorizzazioni ufficiali, avremo potuto essere molto competitivi

Pronti a partire

Anche se i motori sono ancora spenti, la stagione 2016 del Mondiale di Formula 1 entra nel vivo, in preparazione del primo test collettivo del 22 febbraio in Spagna. Il team di Gene Haas ha tagliato il primo traguardo verso Melbourne, con l’esito positivo del crash-test. “Tutte le scuderia stanno lavorando alacremente per portare in pista la nuova vettura per i test spagnoli, programmando anche gli sviluppi in vista del gran premio di Melbourne.

Diversamente da quanto succedeva anni addietro, per partecipare ai test colletti è fondamentale avere l’omologazione FIA della scocca superando tutti le verifiche” analizza Gian Carlo Minardi “stando nel limite del peso consentito dai regolamenti. Nella mia storia solo in una circostanza non superammo le verifiche al primo tentativo. Era il 1991 e, per un errore di valutazione, durante la prova di decelerazione si ruppe il “poggia-schiena” dov’era alloggiato il serbatoio. Questo problema ci rallentò non poco, ma riuscimmo a limitare i danni poiché in quegli anni l’omologazione per correre doveva arrivare prima del week-end inaugurale della stagione. Oggi non è più così. Per questo è un traguardo importante

In quanto matricola, il team americano sarà l’osservato speciale “Debuttare con un calendario di 21 gare non è cosa facile, sia sotto l’aspetto economico che logistico. Hanno attinto energie da uomini con esperienza in F1 e, da quello che si legge, vogliono estremizzare l’organizzazione con al massimo 200 persone. Questa gestione mi trova d’accordo, poiché sono contrario ad organici formati da 400-500 o 1000 persone, per costruire due vetture

Nelle settimane scorse Gian Carlo Minardi è stato ospite della Toro Rosso, tornando per un attimo a “casa”, in via Spallanzani “Ho potuto visitare i nuovi stabilimenti e mi ha fatto piacere vedere la loro organizzazione. Sono convinto che, grazie al motore Ferrari, potranno fare un salto in avanti sul fronte dell’affidabilità, il vero tallone d’Achille della stagione passata. Gli sono mancati circa 60-70 punti dovuti, soprattutto ai ritiri di Carlos Sainz nei giri finali per problemi” conclude il manager faentino

F1 – Botti di fine anno. Alonso verso Enstone?

Sono allucinato quando sento Horner dichiarare apertamente che il dominio Mercedes va calmierato poiché offusca l’interesse della Formula 1, oppure un Boullier dire che il Circus è solo per chi se la può permettere. Vorrei ricordare a questi “santoni del Motor-Sport”, che non si lamentavano quando la Red Bull ha dominato la scena per quattro anni consecutivamente (la Mercedes è alla sua seconda stagione) e che senza le difficoltà della piccola Manor, la McLaren si sarebbe trovata all’ultimo posto” commenta Gian Carlo Minardi al sitowww.minardi.it ricordando che, da sempre, il Mondiale è fatto di cicli.

La storia racconta di domini targati Williams, McLaren e Ferrari fino ad arrivare a Red Bull e Mercedes “Fin tanto che i piccoli team hanno chiuso la griglia di partenza, i grandi costruttori animavano la scena. Appena si sono trovate in fondo alla schieramento, per la chiusura dei piccoli team o perché gli stessi indovinavano l’assetto in una gara, sono scappate a gambe elevate, vedi Toyota, BMW, Jaguard e Honda. Sentendo queste esternazioni ho l’impressione che la F1 non sia gestita da grandi professionisti” prosegue il manager faentino che sottolinea l’importanza di intervenire sui regolamenti per dare una stabilità che permetta a tutti di correre, favorendo un’equità nella distribuzione dei premi “E’ allucinante spendere oltre 400 milioni e avere un team di 1000 persone per costruire 2 macchine. Così come è pazzesco pagare 25 milioni le Power-Unit, quando solamente qualche anno fa i propulsori costavano 5-6 milioni. 20 milioni, oggi, fanno la differenza e sono difficili da reperire sul mercato” Stando ai numeri, la F1 oggi non è quel grande investimento come lo poteva essere negli anni ’90 quando garantiva all’azienda un ritorno economico senza pari “Con progetti chiari e tutti liberi di “creare” si potrebbero trovare soluzioni innovative. Gli stessi piccoli team potrebbero portare in pista soluzioni geniali

Chiacchiere che distraggono l’attenzione dai movimenti nel dietro le quinte, che riguardano in particolar modo una Renault molto attiva sul mercato. “Con l’acquisto della Lotus e il ritorno come Costruttore, i transalpini hanno tutto l’interesse di rinforzarsi in ogni reparto. Sono in cerca di risorse umane, tecnici e piloti. Il presidente Carlos Ghosn, sta lavorando per strappare Fernando Alonso alla Honda” Per lo spagnolo si tratterebbe del terzo ritorno ad Enstone. Nonostante le conferme ricevute nelle settimane passate, Pastor Maldonado e Jolyon Palmer non dormiranno sonni tranquilli “Maldonado può contare sui capitali venezuelani che fanno comodo al team. Più complicata la situazione per Palmer. Le informazioni che mi arrivano dalla Francia confermano questa strada, anche se non è di facile risoluzione. Sul fronte Management la Renault, come voci ci confermano, sembra voler puntare su Alain Prost come Team Principal” Il quattro volte Campione del Mondo con McLaren e Williamks avrà importanti incarichi all’interno del team, senza essere azionista, come succede in casa Mercedes con Toto Wolff

F1 – Pagelle di fine anno: PILOTI

Dopo aver analizzato la stagione dei team, passiamo a dare i voti ai piloti. I primi dieci posti sono occupati, a coppie, dai primi cinque team con due Mercedes, due Ferrari, due Williams, due Red Bull e due Force India, con le sorprese di Kvjat davanti a Ricciardo e Perez davanti a quello che doveva essere la rivelazione, Hulkenberg. In casa Williams il finlandese Bottas non ha stracciato il “nonno” Massa.

Anche in questo caso il primo della classe non può che essere un pilota Mercedes, nonché Campione del Mondo per la terza volta

Lewis Hamilton – 9 come per la Mercedes, non merita il voto pieno. Dopo aver gestito il campionato magistralmente, con la conquista del titolo si è rilassato

Sebastian Vettel – 8,5 oltre alle tre vittorie e ai numerosi podi, ha portato alla Ferrari serenità, sfruttando ogni occasione

Nico Rosberg – 8 soprattutto per le ultime sei gare, poiché la prima parte di campionato sarebbe stata da 6. Ha dimostrato di essere un bel pilota. Il suo talento è importante anche per lo spettacolo

Felipe Massa e Valtteri Bottas – 7,5 in diverse occasioni hanno lottato con una macchina in seria difficoltà. Sulla carta Bottas avrebbe dovuto stracciare Massa, ma il brasiliano si è difeso con le unghie

Sergio Perez – 7,5 stagione in crescendo, con risultati importanti. Ha dato una bella svolta alla sua carriera avendo la meglio sul compagno di box, vincitore della 24 ore di Le Mans

Max Verstappen e Carlos Sainz – 7 hanno confermato di essere i due migliore debuttanti, con un potenziale enorme. Per il binomio Toro Rosso- Ferrari sono certamente di buon auspicio. Superati i problemi di affidabilità, potranno portare tanti punti

Kimi Raikkonen – 6 perché gli vogliamo bene, sperando possa trovare gli stimoli per fare una buona stagione. Il 2016 potrebbe essere la sua ultima occasione in F1

F1 – Pagelle di fine anno: TEAM

In questi ultimi giorni del 2015, e in attesa di abbracciare il nuovo anno, insieme a Gian Carlo Minardi abbiamo voluto dare i voti ai protagonisti del Mondiale di Formula 1, concluso col dominio Mercedes. Iniziamo oggi con le scuderie.

Il voto più alto non può che andare a:

MERCEDES  – 9 meritano il voto più alto della classe poiché hanno sbaragliato la concorrenza, ma i tre “regali” fatti alla Ferrari gli negano il 10.

FERRARI – 8 hanno fatto veramente molto per avvicinarsi alle Frecce d’Argento, anche se la strada è ancora lunga. Tre successi stagionali e i numerosi podi forse erano un risultato insperato all’inizio dell’anno. Vettel, Raikkonen e tutto il team sono stati bravissimi a mettersi dietro la concorrenza riconquistando il secondo posto tra i Costruttori

WILLIAMS – 7,5 per il terzo posto in classifica, anche se meriterebbero qualcosa in meno visto il passo indietro rispetto al 2014. Fa un po’ parte del sistema inglese e, specilamente, della Williams. Dopo una stagione positiva con cui hanno ripianato i conti, con il minimo sforzo si sono conquistati il terzo gradino del podio, salvaguardando anche il portafoglio.

FORCE INDIA – 7,5 autori di un campionato fantastico, concluso col quinto posto. Contrariamente alla storicità di un “piccolo” team, hanno chiuso la stagione in crescendo, sicuramente un segnale positivo sia per Perez che Hulkenberg in vista del 2016

RED BULL e TORO ROSSO – 7  l’affidabilità sul fronte del motore e i problemi di telaio hanno limitato Verstappen e Sainz. Diversamente avrebbero potuto superare in classifica la Lotus. In Red Bull Racing invece hanno pagato a caro prezzo l’arroganza e la lingua lunga. Il loro atteggiamento gli é costato ben di più di quanto hanno potuto guadagnare dal quarto posto mondiale. Spero per loro che possano essere aiutati dalla Renault e risalire la china, ma certamente devono cambiare il modo di approcciarsi a questo sport, che non è solo business

LOTUS – 7 per tutte le disavventure affrontate, pur di arrivare a fine stagione. Per loro fortuna è arrivato il salvataggio da parte di Renault. Un voto sia per il sesto posto tra i Costruttori, insperato, sia per aver reagito ai momento più difficili. Lavorare con l’assillo dei giudici e dei sequestri non è certamente facile

SAUBER – 6 di affetto. Erano partiti bene, ma purtroppo si sono persi. Mai incisivi

MCLAREN – 4 forse più per colpa della Honda. Speriamo che l’inverno possa portate consigli, anche se la strada è certamente in salita

MANOR – NC hanno trovato gli stimoli per resistere. Essendoci solamente 10 team iscritti, anche loro si sono aggiudicati una fetta dei diritti televisivi per la prossima stagione

 

Gian Carlo Minardi ricorda l’indimenticabile Michele

Con Michele c’è sempre stato un bellissimo rapporto di reciproca stima. Mi fa piacere che abbiamo iniziato e terminato la sua carriera, in monoposto da professionista, col Minardi Team. Una volta appeso il casco al chiodo, avevamo programmato di collaborare insieme per aiutare a crescere l’automobilismo italiano” ricorda Gian Carlo Minardi.

Nel 1981, per la seconda stagione del Minardi Team in Formula 2, ingaggia due piloti: Johnny Cecotto e un giovane, ancora poco conosciuto, di nome Michele Alboreto, mettendogli a disposizione la Minardi-Fly M281 progettata da Caliri e Marmiroli e dotata del collaudato motore BMW preparato da Heini Mader. La nuova avventura della scuderia faentina parte per il meglio, grazie anche al talento di Michele che mette subito in difficoltà il più esperto compagno di box: 3° posto a Thruxton e Pergusa, pole position a Paul e vittoria nella gara di Misano nel pieno del torrido agosto della Riviera “Fu una stagione in crescendo che ci regalò, proprio grazie al manico di Alboreto, la prima e unica vittoria del Minardi Team. Per noi era la seconda stagione come costruttori

Le strade di Minardi e Alboreto si incrociano nuovamente nel 1994, ultima stagione in Formula 1 del milanese, prima di passare alle competizioni GT e alla 24 Ore di Le Mans “Purtroppo i risultati conquistati non rendono giustizia al vero valore di un pilota come Michele. Ha raccolto meno di quanto meritato. E’ arrivato in Ferrari in un momento difficile. Già nel 1981 avevo cercato di convincere l’Ing. Enzo Ferrari a puntare su Michele. Purtroppo non mi volle ascoltare, ma nel 1984 arrivò la “rivincita”: Alboreto era pilota Ferrari” prosegue il manager faentino che ci regala anche un aneddoto “Michele è stato anche oggetto dell’unica discussione col grande Enzo Ferrari, quando nel 1983 raccontai ad Autosprint di aver segnalato alla Ferrari il talento di Michele. A quel mio intervento il Drake rispose con una lettera che ancora oggi conservo

Conclusa la 24 Ore di Le Mans 2001 avremo dovuto iniziare il nostro progetto per far crescere l’automobilismo italiano.In parte sono riuscito a dare vita a questo progetto, con la prima Formula ACI CSAI nata in ricordo di Michele Alboreto e la Scuola Federale intitolata a lui” conclude il ricordo Minardi.

Minardi.it incontra Pierluigi Martini

Grazie al suo passato è l’icona del Team Minardi F1. Ha portato al debutto la M185, la prima monoposto F1 firmata dal team faentino, ha conquistato il primo punto mondiale nel Gran Premio degli Stati Uniti nel 1988 e corso 104 Gran Premio, su 120, al fianco di Gian Carlo Minardi. Parliamo di Pierluigi Martini, nel cui palmares compare anche la vittoria nella 24 Ore di Le Mans nel 1999. Ha dato un seguito al binomio Minardi-Martini degli anni ’70 quando suo zio, Giancarlo, corse con la Scuderia del Passatore ed Everest del giovanissimo Minardi in Formula 2.

Ho conosciuto Minardi fin da ragazzo, seguendo le gare di mio zio Giancarlo in Formula Italia e Formula 2. Nel 1983, proprio con Gian Carlo, conquistai il secondo posto a Misano al volante della Minardi-BMW F2, dopo aver conquistato anche il titolo nella Formula 3. Per il suo debutto in Formula 1 nel 1985 mi volle con luiricorda Pierluigi Martini ai microfoni di www.Minardi.itFu un’esperienza tanto difficile quanto importante poiché, essendo l’unico pilota, tutte le responsabilità erano sulle mie spalle. Stagione comunque positiva poiché al debutto assoluto conquistammo l’ottavo posto in Australia. Col punteggio di oggi ci avrebbe consegnato i primi punti mondiali. A fine stagione le nostre strade si divisero. Tornai in F.3000 dove nel 1986 conquistai il secondo posto nel Mondiale Intercontinentale, e con grande piacere, Gian Carlo mi richiamò al suo fianco nel 1988 in occasione del gran premio di Detroit, ripagando la sua fiducia col primo punto mondiale grazie al sesto posto. Iniziò un bellissimo rapporto che durò fino al mio ritiro dalla F1 nel 1995, con la sola parentesi del ’92 con la Scuderia Italia. Dopo una pausa è arrivata la vittoria alla 24 Ore di Le Mans con la BMW nel 1999″

Come puoi descrivere il romagnolo Gian Carlo Minardi?

Persona unica. Grazie alla sua “incoscienza”, frutto di intelligenza e passione per questo sport, ha costruito un qualcosa di veramente incredibile per la Romagna.

E’ stato in grado di lanciare non solamente tanti piloti, ma anche ingegneri e meccanici di altissimo livello. Nessuno come lui

Hai qualche aneddoto legato alla sua figura da raccontarci?

Aneddoti particolari non saprei, così su due piedi. Certamente parliamo di una persona molto attenta ad osservare il gruppo e a proteggerlo dagli attacchi che potevano arrivare dall’esterno. Un grande padre di famiglia.

Cosa ti ha insegnato l’avventura nel Minardi Team?

Avendo corso anche per altri team come Scuderia Italia, Williams e BMW nella 24 Ore di Le Mans e nella GP Master, ho apprezzato e capito quanto il Minardi Team fosse organizzato. Quando sei in Formula 1 con risorse ridotte, impari a massimizzare le forze e sincronizzare tutti i reparti. Posso affermare senza alcun dubbio che il Minardi Team era una grandissima scuderia, perfetta. Mancava solamente il motore. Diversamente da quanto succede ora, in quegli anni un motore “vecchio” pagava anche 200 cv rispetto alla concorrenza.

Sappiamo che l’Ing. Chiti, ti chiamava “Fagianetto” Da cosa deriva questo simpatico soprannome?

Era un soprannome per rendersi simpatico e nascondersi dalle “cappelle” che commetteva. Con quel soprannome provava a sdrammatizzare una situazione difficile.

Insieme a Morbidelli, siete stati i primi piloti in assoluto ad avere un motore Clienti Ferrari. Cosa ti aveva colpito del propulsore di Maranello?

Purtroppo era un motore nato per essere abbinato ad un cambio automatico, che a noi in quel momento mancava, creando problemi alla frizione. Il sound era certamente fantastico, ma sarebbe stato più bello avere la giusta affidabilità per essere protagonisti.

Parlando con te, ci viene in mente il rocambolesco incidente di Monza 1993. Come andò e cosa ti disse Minardi una volta rientrato ai box?

In quel momento stavo difendendo la mia settima posizione. Fino a 10 giri dalla fine ero in quinta posizione, ma la rottura della quinta marcia mi aveva fatto perdere le posizioni. Ho provato a difendermi dall’attacco di Christian spostandomi sulla destra, ma lui mi ha seguito. Ho poi sentito la botta al posteriore. Con la sua ala mi ha toccato la ruota posteriore. Non vedendolo più negli specchietti avevo pensato al peggio. Il giro di rientro è stato veramente difficile. Avevo paura fosse finito in mezzo al pubblico. Per sua fortuna andò tutto per il meglio. Anche in quell’occasione Gian Carlo fu bravissimo a gestire la situazione. La telemetria evidenziò che non avevo commesso nessuna scorrettezza. Pertanto fu archiviato come incidente di gara.

Con quale pilota si è creata un’amicizia particolare e chi è stato l’avversario più tosto?

Con Paolo Barilla si è creata un’amicizia profonda. Con tutti gli altri una grande stima e sana rivalità. Il più tosto è stato JJ Lehto nel mio periodo in Scuderia Italia

104 gran premi col Minardi Team in F1. Quali sono stati i momenti indimenticabili?

Momenti belli ce ne sono stati tantissimi. Dal primo punto Mondiale a Detroit, il giro in testa in Portogallo oppure il quarto posto conquistato ad Estoril nel 1991. Indimenticabile i momenti passati insieme agli ingegneri Tredozi e Costa per sviluppare la macchina. In quegli anni, il cronometro era l’unico termometro per giudicare gli sviluppi. Quando trovavi la direzione giusta, era una bellissima soddisfazione

e quelli più difficili?

Senza alcun dubbio la scomparsa di Ayrton Senna, che mi convinse a chiudere la mia avventura, l’anno successivo, in Formula 1. Aggiungerei anche gli incidenti di Imola ’90, quando mi ruppi la gamba, Nurburgring e Montecarlo

Hai nominato Ayrton

Senna è stato miglior pilota in assoluto che abbia mai avuto il piacere di incontrare. Era in grado di tirare fuori sempre il massimo dal team. Lui dava il 120% e riusciva a coinvolgere tutta la scuderia spronandola a dare il 110%

Visto il tuo forte legame col team faentino, e da romagnolo, venivi coinvolto nella scelta dei tuoi compagni?

Minardi faceva le sue scelte. Cercava sempre piloti che potessero mettermi in difficoltà. Questo mi faceva un po’ arrabbiare, ma al tempo stesso era un grandissimo stimolo

Ti capitava spesso di andare nella factory a parlare con gli ingegneri per vedere nascere le macchine?

Vivevo dentro la factory. Mi piaceva tantissimo vedere il lavoro degli ingegneri sulla macchina. Da li riuscivi a togliere quei 2-3 dec dal tempo sul giro. Sono stati anni fantastici

Quest’anno sei tornato al volante della M186 e M189 in Austria e a Goodwood. Cosa hai provato in quei momenti

Ho capito quanto fossimo folli a correre a 300km/h con quelle macchine. Il tempo però è come se non si fosse fermato. Mi sono subito sentito a mio agio. La M186 l’avevo guidata solamente in prova e devo dire che era una macchina eccezionale, competitiva e ben bilanciata. Con un motore Cosworth avrebbe regalato al team belle soddisfazioni. La M189 era una macchina cucita addosso, che ci ha regalato due quinti e sesti posti, la prima fila in America e la teste dalla corsa portoghese. E’ stato bello tornare nell’abitacolo.

Nei mesi scorsi, ci avevi anticipato il progetto Minardi-Day. Sappiamo che si sta creando una grande attesa tra i vari appassionati. Cosa ci puoi raccontare e come stanno andando avanti i preparativi?

Insieme a Minardi stiamo lavorando per preparare il programma, confrontandoci anche sui costi. Il periodo dovrebbe essere a fine giugno, ma solamente nei prossimi mesi sapremo qualcosa di più preciso. Il nostro obiettivo è quello di riportare a Imola tutte le monoposto costruite da Gian Carlo, con l’aggiunta di altre F1, con l’intento di ricreare quella fantastica e indimenticabile atmosfera

Tre motori a pilota? Minardi “Un bel vantaggio per Mercedes”

Per la Formula 1 questo è il momento apparentemente più silenzioso. I motori sono spenti e le squadre esterne in vacanza per ricaricare le batterie, ma nelle factory ferve il lavoro per progettare e realizzare le vetture 2016

I team stanno terminando la prima scocca con cui affronteranno i crash –test imposti dalla FIA per l’omologazione di tutte le componenti in vista dei primi test di fine febbraio” commenta Gian Carlo Minardi, interpellato da www.minardi.itDa una parte abbiamo una Mercedes che passa da una festa all’altra per celebrare al meglio il duplice successo, con l’altra faccia del Circus impegnata a recuperare il gap tecnico. Poi c’è Haas, new-enty che deve preparare tutto dalla A alla Z. Sono chiamati ad un grande sforzo poiché debuttare con un calendario di 21 appuntamenti non è facile” prosegue il manager faentino

La mente però è proiettata molto avanti nel tempo. Per il 2018 si parla di portare il numero delle Power Unit, per pilota, solamente a tre, con l’intento di contenere i costi “Per abbattere realmente i costi di queste motorizzazioni, le case costruttrici non dovrebbero dirottare i costi di sviluppo e progettazione sui clienti, ma investire direttamente loro. Arrivare a tre PU per pilota/stagione è una strada percorribile, anche se molto preoccupante. Mercedes, sia col suo team che coi clienti, è stata in grado di coprire l’intera stagione stando all’interno dei regolamenti, senza subire penalizzazione. Nessun altro costruttore ha raggiunto questo strabiliante risultante

Nella prossima stagione, gli osservati speciali sotto questo fronte saranno Honda e Renault “Mentre il costruttore transalpino sembra voler cambiare decimante passo con idee e progetti ben chiari e delineati, vedo più in salita il percorso dei giapponesi”. Renault, oltre che fornitore della Red Bull Racing, tornerà in prima linea come costruttore dopo l’acquisizione della Lotus “In aggiunta hanno acquistato know-how in giro con il chiaro intento di risalire la china. Più complicata mi pare la situazione in casa Honda. La parte elettrica è stato il vero tallone d’Achille. Mentre la Mercedes riesce a sfruttarla per oltre un minuto, i giapponesi stentano ad arrivare a 30” con gravi ripercussioni sul tempo. Lo si nota nel T2 e, soprattutto, T3. Su questo fronte le batterie McLaren non sono state all’altezza. Anche i giapponesi stanno facendo “shopping” in Europa” conclude Gian Carlo Minardi di ritorno dalla riunione ACI

F1 – Road to…. 2016: Pirelli annuncia le mescole

Coi motori spenti e i team impegnati nella realizzazione delle nuove monoposto, la Pirelli ha annunciato le mescole e i set obbligatori per i primi tre Gran Premio del Mondiale, che scatterà in Australia a Melbourne il 20 marzo per poi proseguire in Bahrain e Cina

Per i primi tre, dei ventuno appuntamenti inseriti in calendario, la casa milanese porterà le mescole Medium (bianco) Soft (giallo) e SuperSoft (rosso). Gli pneumatici assegnati per la gara sono Medium e Soft, mentre per la Q3 le SuperSoft

Minardi.it incontra Alessandro Nannini

Cinque anni insieme. Dalla Formula 2 alla Formula 1. Parliamo del binomio Minardi-Nannini. In questo finale di anno, abbiamo avuto il piacere di incontrare Alessandro Nannini che molto gentilmente ha risposto alle nostre domande, tornando per un attimo agli anni ’80. Dal primo incontro con Gian Carlo Minardi all’arrivo nel Mondiale di Formula 1.

Ciao Alessandro iniziamo questa intervista tornando indietro a metà degli anno ’80. Quando è avvenuto il primo contatto con Gian Carlo Minardi?
Il primo contatto con Minardi è avvenuto nel 1982, quando mi offrì il volante della sua  Minardi F.2 al fianco di Paolo Barilla, dopo la mia vittoria in Formula Abarth.  Sono rimasto con Gian Carlo, in totale, 5 anni. Tre stagioni in F2 e due in Formula 1

Nel 1986 sei arrivato nel giovanissimo team Minardi, restando anche nel 1987. Due stagioni difficili caratterizzate da tanti ritiri.
Due anni caratterizzati da problemi al propulsore Motore Moderni, in particolare al turbo. Il telaio era buono, ma purtroppo il tallone d’Achille era il motore, progettato da un ingegnere che personalmente considero un vero genio. Tanti ritiri. Peccato per l’affidabilità. Gli anni trascorsi col Minardi Team però sono stati fantastici, ancora più belli del periodo in Benetton. D’altronde parliamo di un manager che ha scoperto e lanciato i miglior i piloti degli ultimi anni.

Cosa ti ha colpito del romagnolo Gian Carlo Minardi?
Sono “innamorato” di Gian Carlo. Nessuno come lui ha la passione per questo sport oltre che essere un vero talento nello scovare i piloti. E’ un amante dei motori. Negli ultimi 20 anni ha scoperto i piloti più bravi, come dimostrano i curriculum.

Il momento più difficile del tuo periodo in Minardi?
Non ce ne sono. Purtroppo il motore di quegli anni non è stato all’altezza delle aspettative, anche se ripeto, progettato da un ingegnere bravissimo. Il telaio delle macchine invece era buono

Nel periodo Minardi ti sei confrontato con De Cesaris e Campos. Chi è stato l’avversario più tosto?
Per fortuna avevo il piede destro bello pesante, ed essermi messo dietro Andrea è stato un bel biglietto da visita

Tra Boutsen, Pirro, Herbert e Piquet?
Piquet, tre volte campione del mondo. Da lui ho imparato veramente tanto nella messa a punto della vettura. Tre titoli non si vincono per caso

Abbiamo una domanda anche da parte di un tifoso. C’è un episodio che ti ricordi in particolare?
Uno solo? Ce ne sarebbero troppi. Come ti dicevo prima sono stati anni veramente belli, in cui mi sono divertito, ho conosciuto tantissime ragazze e, insieme a Paolo Barilla (in F2)  abbiamo fatto un bel po’ di “casini” tant’è che da un anno all’altro faticavamo a trovare gli hotel, perché non ci volevano.

Nel 1997 hai appeso il casco al chiodo. Cosa ti occupi adesso?
Ogni tanto faccio da apripista con la Subaru. Dopo aver corso per tanto tempo sulle piste, a 56 anni mi attrae la “terra”. Lo faccio però occasionalmente

Segui ancora la  Formula 1?
Sinceramente? Molto poco. Guardo la partenza … e poi la fine. Ma è sempre stato così. Diciamo che preferisco guidare che guardare le gare per tv

 

F1 – Le power-unit 2016

Il mosaico “propulsori 2016” è finalmente concluso. Red Bull Racing e Renault proseguiranno la loro collaborazione anche nella prossima stagione, anche le se le power-unit di Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat saranno marchiate Tag Heuer, nuovo partner soffiato alla McLaren. Per uno sponsor che arriva, un altro cambia aria. Infiniti non sarà più tittle sponsor del team diretto da Christian Horner.

La Scuderia Toro Rosso si prepara a riabbracciare i propulsori Ferrari 2015, dopo due anni di lontananza da Faenza e grazie alla deroga concessa dal Consiglio Mondiale della FIA. Gli uomini di Franz Tost si uniscono alla Sauber e alla new-entry Haas, prendendo il posto della piccola Manor passata sotto l’ala protettrice della Mercedes. Partnership confermata con la solida PU tedesca per Williams e Force India

Il 2016 vedrà il ritorno della Renault come costruttore, avendo rilevato la struttura di Enstone della Lotus F1 Team. Come dichiarato dalla stesso presidente Carlos Ghosn il Costruttore francese aveva solamente due strade: “abbandonare il Circus oppure tornare al 100% come costruttore” In casa McLaren, insieme a Honda sono pronti e cancellare un 2015 deludente sotto tutti gli aspetti. Dopo la visita alla factory di Woking Fernando Alonso ha dichiarato di essere fiducioso e di voler puntare al podio

Power Unit 2016:

MERCEDES – Mercedes, Williams, Force India, Manor

FERRARI – Ferrari, Sauber, Scuderia Toro Rosso, Haas

RENAULT – Renault, Red Bull Racing (marchiata Tag Heuer)

HONDA – McLaren

Minardi.it incontra Gianni Morbidelli

Ha appena concluso la sua stagione nel TCR International Series con la Honda Civic, ma dal 1990 al 1992 ha difeso i colori del Minardi Team nel Mondiale di Formula 1. Minardi.it ha incontrato Gianni Morbidelli, appena rientrato dall’Argentina per rivivere quegli anni insieme a Gian Carlo Minardi e ai suoi ragazzi

Il Gran Premio USA 1990 è stato il tuo debutto in Minardi dopo il debutto in Scuderia Italia, in preparazione della stagione completa nel 1991
Gli ultimi due gran premi della stagione 1990 sono stati il preludio di due anni belli con Gian Carlo Minardi. Era come vivere in famiglia, con veri rapporti umani. Ho avuto modo di imparare tantissimo e crescere professionalmente. Sul fronte dei risultati sono state gare non facili poiché abbiamo avuto diversi problemi di affidabilità. In qualifica riuscivamo a difenderci grazie al propulsore Ferrari prima, e Lamborghini dopo. In gara purtroppo avevamo diversi problemi di affidabilità La M191 è stata la prima vettura firmata dal giovanissimo Aldo Costa, col quale ho mantenuto un rapporto fantastico e che in Mercedes ha mostrato tutto il suo vero valore. Nel 1991 si trovò a gestire un 12 cilindri non facile, molto lungo che creava problemi anche di torsione sul telaio.

Sei rimasto col Team di Gian Carlo Minardi anche nella stagione ’92. Qual è il momento che ricordi con maggiore piacere?
Uno dei Gran Premi più belli è stato il Messico, in cui ho chiuso al settimo posto, mancando la zona punti solamente per un posto. Purtroppo a quel tempo i punti venivano assegnati col contagocce, diversamente da quanto succede oggi. Oppure la qualifica di Imola quando con Pierluigi Martini ci sfidammo, fino all’ultimo, a suon di decimi entrando nella top 10. La buona cucina di Minardi non si può dimenticare. Ogni tanto anche piloti di altri team venivano a mangiare sotto il nostro tendone. Con tanti ragazzi ho mantenuto un ottimo rapporto e, in particolare, con Luca Zama

E il più difficile?
E’ legato ad un evento divenuto tragi-comico. Durante le qualifiche di Spa-Francorchamps, per un’incomprensione con Jean Alesi,  distrussi la mia Minardi. Rientrato ai box Gian Carlo mi fece salire  sul “muletto” per terminare la sessione. Alla bus-stop però si ruppe la sospensione picchiando nuovamente. A quel punto, dalla radio, Gian Carlo disse “Torna pure con comodo che tanto abbiamo finito le macchine” Anche nei momenti più difficili sapeva smorzare la tensione con una battuta o un detto romagnolo

Com’è cambiata la tua vita privata con l’arrivo nel Circus?
In quel periodo correvo titolare in un team di Formula 1, e in più ero collaudatore Ferrari, godendo di una doppia visibilità.  Venivi travolto dalla notorietà e dagli eventi. Eri nel limbo, soprattutto perché giovanissimo. Ti trovavi nel posto dove tutti i ragazzi volevano essere. Non ti rendi conto degli eventi. Vivi il tutto sull’onda dell’entusiasmo. Crescendo, ti godi di più l’esperienza

Il passaggio dalla stagione 1990 alla 1991 ha visto l’arrivo a Faenza del propulsore Ferrari.
Rispetto al Ford… due mondi assolutamente diversi. In quegli anni le macchine erano in continua evoluzione. Passammo dall’ 8 al 12 cilindri. Già solo per coppia e rumore erano due “mezzi” agli opposti. Il “sound” del 12 cilindri era una sinfonia.  Un piacere guidarlo.

Se dovessi raccontare un aneddoto particolare e simpatico sul romagnolo Gian Carlo Minardi?
Le espressioni romagnole che ogni tanto diceva, del tipo “Insacchiamo il violino e andiamo” oppure “Sicuro è morto” Ricordo con simpatia il lato umano di Gian Carlo oppure quando fummo invitati a Kyoto da uno sponsor giapponese. Abituati  alla piadina romagnola e ai tortellini, ci fecero pernottare in  un hotel tipico giapponese, con tutte le usanze e abitudini del posto, dal mangiare ai massaggi lunghissimi. Ci siamo fatti tante di quelle risate

Hai diviso il box con Martini, Fittipaldi e Zanardi. Chi è stato l’osso più duro?
Decisamente Piero Martini. Un vero mastino, nonché parte integrante del Team Minardi. Veloce e determinato. Io ero un giovane rampante e lui un pilota già affermato. Un grande stimolo a spingere sempre più forte

Hai chiuso la stagione 2015 nel TCR International Series
Tra alti e bassi. Siamo stati anche in testa al campionato, ma nella seconda parte di stagione abbiamo accusato problemi al turbo e freni che ci hanno tolto di fatto dalla lotta per il titolo. Rispetto alle altre vettura la nostra macchina era “acerba” per mancanza di chilometri. Col team sono rimasto in ottimi rapporti e da parte mia c’è  la volontà di proseguire nel TCR. Prima di Natale spero di definire i programmi 2016

F1 – Gp Abu Dhabi: PAGELLE

E’ calato il sipario sul Mondiale e con Gian Carlo Minardi andiamo a dare i voti ai protagonisti del Gran Premio di Abu Dhabi

Nico Rosberg – 9 fine settimana perfetto che ha aspettato il momento opportuno per piazzare la sesta pole position consecutiva, chiudendo la stagione con una gara perfetto. Resto frastornato da questa metamorfosi di fine stagione. Per l’automobilismo sarebbe bellissimo avere una lotta in famiglia per tutta la stagione

Sergio Perez – 8 bisogna premiarlo in quanto ha avuto una maturazione importante nell’arco di tutta la stagione, lasciandosi dietro Nico Hulkengerg, considerato il pilota emergente di questa Force India. Ha portato il maggior numero di punti valorizzando se stesso e il suo team.

Kimi Raikkonen – 7 finalmente è riuscito a valorizzare quanto aveva a disposizione, senza fare cose stratosferiche e non commettendo gli errori delle ultime gare, chiudendo con un positivo terzo posto. Purtroppo non riesce a far fruttare al 100% la sua Ferrari, come riesce a fare invece Vettel

Daniel Ricciardo – 7 nonostante una macchina con diversi problemi è riuscito a chiudere al sesto posto

Romain Grosjean – 7 ha lottato con il coltello tra i denti chiudendo la sua avventura in Lotus. Anche lui, come Perez, ha dimostrato una crescita importante in ottica 2016

Jenson Button – 7 ha messo in difficoltà Alonso difendendo la sua posizione nonostante la sua McLaren

Sebastian Vettel – 5,5 partito ultimo ha chiuso al quarto posto, “imitando” Valentino Rossi, ma anche lui ha qualche colpa nel pasticcio del sabato.

Lewis Hamilton – 5 non capisco da dove derivi il suo nervosismo. Forse si è rilassato oppure soffre il compagno quando è in giornata

Fernando Alonso – 5 al di la delle sue capacità – come dimostra il terzo tempo segnato in gara – e i problemi della sua McLaren non deve lasciarsi andare a certe dichiarazioni e polemiche

Max Verstappen e Carlos Sainz – 5 li ho sempre difesi valorizzandone le prestazioni, ma in questa domenica non sono stati esenti da errori