Dopo il Team Principal (Gian Carlo Minardi), l’Ingegnere (Gabriele Tredozi) non può mancare il Pilota, Pierluigi Martini, l’eroe che regalò al Minardi Team il primo punto mondiale a Detroit 1988 e la prima fila a Phoenix 1990 col secondo tempo dietro la McLaren di Berger, insieme a tanti altri risultati importanti che sono entrati nella storia della scuderia faentina come il quinto posto a Silverstone ed Estoril, il quarto posto nella qualifica in Spagna e il terzo tempo in Australia – con griglie di partenza composte da 27 vetture – alle spalle delle due McLaren di Senna e Prost e davanti alla Benetton di Nannini chiudendo la corsa nuovamente a punti col sesto posto, i quarti posto conquistati nel 1991 a San Marino ed Estoril con la Minardi motorizzata Ferrari e i quinti posti del 1994 al Montmelò e Magny-Cours arrivando a correre oltre 100 GP.
“Detroit ’88 cambio la mia vita da pilota, ma fu altrettanto importante per il team. Quando arrivò la chiamata da Gian Carlo, correvo in F3000. Non potrò mai dimenticare quel weekend. La M188 era una macchina talmente difficile e impegnativa da guidare che il volante mi aveva portato via i polpastrelli dalle due mani. Ho finito la gara con la forza della disperazione. Dopo 23 giri, ero in quinta posizione e quando lessi sulla lavagnetta esposta dal muretto che mancavano ancora 40 giri non volevo crederci, ma ho stretto i denti. La macchina, soprannominata il Cammello, sobbalzava ad ogni sconnessione dell’asfalto cittadino e facevo più fatica a tenerla in strada in rettilineo che in curva. Questo era dovuto alla conformazione della sospensione scelta da Caliri” ricorda con soddisfazione Pierluigi Martini
“Minardi adottò la strategia di non cambiare le gomme e tagliai il traguardo sulle tele. Sul finale toccai anche il guard-rail, ma per fortuna la ruota non si ruppe. Era il nostro giorno perfetto”
“Phoenix ’90 è stato l’altro grande giorno, con la Minardi in prima fila per la prima ed unica volta nella sua storia. Fu un bel giro, anche se non il mio migliore poiché il giro più bello lo feci ad Adelaide l’anno precedente con il terzo tempo in qualifica alle spalle di Senna e Prost, chiudendo la gara al sesto posto” prosegue il pilota romagnolo.
Come già sottolineato dall’Ingegnere Gabriele Tredozi, anche Martini evidenzia il grande salto tecnico tra la Minardi M188 e la M189 che corse le prime gare anche del mondiale del 1990 prima di lasciare il testimone alla M190.
“Tra le due vetture c’è stato un vero abisso. Il grande salto della M188 è avvenuto nell’estate in occasione del Gran Premio di Monza quando la vettura fu presa in mano da Aldo Costa e Gabriele Tredozi, ridisegnando completamente la sospensione anteriore facendoci guadagnare oltre 2” al giro. Prima la M188 saltava sugli avvallamenti come una pazza. La M189 è la macchina che ci regalò i migliori risultati, nonostante i problemi di raffreddamento iniziali, risolti dopo il Gran Premio di Silverstone.”
Pierluigi Martini conclude il ricordo con l’importante risultato conquistato, insieme a Sala, a Silverstone nel gran premio del 1989 “Quel weekend fu la nostra seconda salvezza perché grazie al quinto e sesto posto riuscimmo ad evitare la trappola delle pre-qualifiche. Al primo giro rientrai ai box perché le temperature erano, ancora una volta, molto alta, ma poi per fortuna il problema si risolse permettendoci un’altra incredibile impresa”