Video, F1 | Gian Carlo Minardi presenta la nuova stagione

[media id=185 width=600 height=400]

Dopo un silenzio quasi abissale lungo tre mesi, la Formula 1 è pronta a far parlare di sé in quel di Melbourne, teatro del primo dei ventuno appuntamenti mondiale. Siamo col fiato sospeso per vedere quanto di vero ci fosse nei risultati delle prove di Barcellona, che ci hanno consegnato una Ferrari competitiva. Da studiare il vero potenziale della Mercedes. Alle loro spalle ma auguro di poter assistere ad una bella bagarre.

Una stagione inizia già in salita per alcune realtà come Sauber e Force India, fortemente penalizzate da una difficile situazione economica. La compagine svizzera, anche se in ritardo, è riuscita a pagare gli stipendi ai suoi dipendenti, mentre il magnate Vijay Mallya è alle prese con la giustizia indiana. Restano diversi punti interrogativi sul fronte dei regolamenti, dove non si è arrivati ancora ad un punto di incontro. Questi ritardi non sono favorevoli all’avvicinarsi di altre case automobilistiche.

Mercedes e Ferrari
Tra pochi giorni scopriremo se le dichiarazioni di Niki Lauda sono solamente pre-tattica o meno. Il presidente non esecutivo della Mercedes parla di una Ferrari molto forte, a soli 2-3 decimi dalla corazzata tedesca. La SF16-H si è dimostrata particolarmente performante sul passo gara, ma creo che la Mercedes si sia nascosta

La possibile sorpresa
Alle spalle di Mercedes e Ferrari, mi aspetto una lotta tra Williams e Red Bull per il trono di terza forza del mondiale. Alle loro spalle ci sono diverse scuderie che giocheranno il tutto e per tutto nelle prime gare con l’obiettivo di raccogliere più punti possibili e costruirsi la classifica finale. La sorpresa potrebbe essere la Scuderia Toro Rosso. Mi è piaciuta molto durante le otto giornate di test e ho fiducia sia nel team che nei due giovani piloti, Max Verstappen e Carlos Sainz Jr. Già l’anno scorso avevano dimostrato di avere una buona vettura, rallentata però dai problemi alla power-unit transalpina. Con l’unità Ferrari (versione 2015) hanno compiuto tantissimi chilometri

Le nuove qualifiche
L’unica novità (insieme alle gomme Ultra Soft viola della Pirelli) dopo tante chiacchiere e riunioni. Da innamorato di questo sport, non lo vedo come un cambiamento positivo anche se potrà essere un modo diverso per approcciarsi alla pole position e per attirare i giovani. La capacità del pilota e le qualità della macchina non saranno gli unici ingredienti per primeggiare. Entrano in gioco anche fortuna, condizioni meteorologiche, possibili errori di strategie e il traffico. Una novità sicuramente da guardare a partire dalle ore 6.00 di sabato.

Minardi.it incontra Giovanni Lavaggi

Ha esordito nel Motor-sport a 26 anni e a 35 anni ha corso il suo primo Gran Premio di Formula 1, approdando successivamente nel 1996 alla corte di Gian Carlo Minardi. Nel suo palmares anche la vittoria della 24 Ore di Daytona oltre ad aver costruito e progettato una LMP1 da privato.

Ad una settimana dall’inizio del nuovo Mondiale di F1, Minardi.it ha incontrato Giovanni Lavaggi “Sinceramente non seguo molto il Mondiale. Trovo le gare poco interessanti e attraenti. Purtroppo i sorpassi si contano col contagocce. I duelli che hanno fatto grande questo sport sono estinti e le macchine le trovo troppo complicate

Facciamo un passo indietro  e torniamo al Gran Premio di Germania 1996, anno del tuo debutto al volante della M196 spinta dal Ford
E’ stata un’esperienza molto bella. Nonostante le difficoltà economiche attraversate dal team in quel periodo, nella squadra ho trovato grandissimi professionisti. Il telaio della macchina era veramente eccezionale, e non scherzo. Il tallone d’Achille era il motore. Oltre a pagare dazio sul fronte della potenza, l’affidabilità era veramente scarsa.  In sei week-end ho rotto sette motori. A dimostrazione di quanto fosse valido il telaio, sulla pista del Motor-show a Bologna abbiamo rischiato di vincere, contro Benetton  e Ligier.

Cosa ti è mancato per restare più a lungo nel Mondiale?
Sicuramente il supporto economico. Fin dall’inizio ho dovuto cavarmela con le mie forze. In quegli anni la Regione Sicilia avrebbe avuto i mezzi per supportarmi, poiché ero l’unico pilota siciliano in Formula 1, ma purtroppo tale collaborazione non si concretizzò.

Ieri come oggi, c’era un team che dominava la scena: la Williams, mentre oggi abbiamo la Mercedes. Dei cicli che si ripetono sempre.
Con la differenza che oggi, anche i team più piccoli, possono contare su una motorizzazione praticamente pari a quella ufficiale. A quell’epoca noi pagavamo anche 180 CV in meno, quasi il 25%. Pertanto diventava impossibile lottare alla pari con gli altri, nonostante un telaio molto buono, come dimostra il risultato di Budapest. In un tracciato il cui il motore cantava  meno, sono riuscito a chiudere nella top-ten

Nel  1995 ha vinto anche la 24 ore di Daytona. Che differenza hai visto tra Europa e USA?
Non posso dire di aver vissuto a pieno l’esperienza americana poiché correvo con un team semi-ufficiale Porsche, la cui collaborazione con la casa di Stoccarda proseguiva  dal 1989. Ho corso anche tre edizioni della 24 Ore di Le Mans. Devo dire che la più grande differenza è il livello dei piloti. In Europa il livello è decisamente più elevato

Dopo la F1 sei passato alle ruote coperte, progettando e costruendo anche una LMP1
Dopo l’esperienza in F1 era difficile trovare nuovi stimoli per continuare, pertanto ho deciso di dare vita ad un mio team correndo con una Ferrari 333 e ottenendo importanti risultati con podi e vittorie, come nella 1000 Km di Monza e Magny-Course. Al mio fianco ho avuto anche Gaston Mazzacane, arrivato poi in Minardi nel 2000. Quando la Ferrari decise di non farmi più avere i pezzi di ricambio in tempopensai di arrangiarmi da solo. Quello fu il primo passo, che mi portò a progettare e realizzare privatamente una LMP1. Sapevo che sarebbe stata una sfida non facile. Lo stesso Gian Carlo, col quale ho mantenuto un ottimo rapporto, me lo disse ma mi sono sempre piaciute le sfide impossibile. Anche perché avrei dovuto lottare con Audi, Peugeot ecc

Nonostante le risorse economiche ristrette, la macchina era buona, facile da guidare  e con un grande potenziale. Alla fine del 2006 eravamo solamente a 2” dalla pole. Contemporaneamente alla crisi economica, c’erano da affrontare i cambi di regolamenti che richiedevano importanti investimenti. Condizione impossibile per un privato. Siamo andati avanti fino al 2009. Occasionalmente partecipo alle gare storico e mi è capitato di dividere l’abitacolo con Emanuele Pirro

 

Torna la Formula 2, Minardi “Servirebbero più costruttori”

Dopo la nascita della Formula 4, con l’Italia che ha avuto il ruolo di pioniere portando nei circuiti il primo Campionato nel 2014, la Federazione Internazionale dell’Automobile ha messo a punto l’ultimo tassello sostituendo l’attuale GP2 con la Formula 2, la nuova anticamera verso la Formula 1. Anello di unione tra le due serie sarà la F3 FIA European, che proprio negli ultimi anni è riuscita a canalizzare l’attenzione portando alla ribalta nomi importanti come Max Verstappen, Stefano Ocon nonchè i nostri alfieri, Antonio Giovinazzi, Raffaele Marciello, Antonio Fuoco e Alessio Lorandi.

La vera rivoluzione avverrà nel 2017 con le nuove monoposto, che dovrebbero impegnare maggiormente il pilota per esaltarne le qualità tecniche. Negli ultimi anni la GP2 Series non è più riuscita a portare i suoi campioni nel Circus, vero obiettivo iniziale. “La FIA sta provando a rimpossessarsi dei suoi marchi storici, per ricreare una filiera che ha nella F4 il primo tassello, per arrivare alla F2, passando per la F3 internazionale che sta vivendo un momento di auge importante” commenta Gian Carlo Minardi, interpellato proprio sull’argomento da Minardi.it.

La rivoluzione potrebbe però non fermarsi. Visto il grande successo riscosso dalla Formula 4 in tutto il territorio europeo, è al vaglio l’ipotesi di creare un gradino intermedio “Si sta studiando una Formula 3 Nazionale come anello di congiunzione tra la F4 e la F3 Internazionale

Gian Carlo Minardi ha costruito gran parte del suo know-how da costruttore partecipando al Campionato di Formula 2 dal 1974 al 1984, prima con la Scuderia Everest e successivamente col suo Minardi Team, arrivando dalla Formula Italia e Formula 3. “In quegli anni la Formula 2 era un campionato ad altissimo livello con cinque-sei costruttori di telai, quattro-cinque fornitori di motori e due-tre di pneumatici e gare formate da piloti impegnati nel mondiale di Formula 1 e giovani che scalpitavano per mettersi in mostra. Chi faceva bene in F2 arrivava poi in F1 come Martini, Nannini, Alboreto e molti altri” analizza il manager faentino che pone l’accento proprio sulla mancanza di costruttori, al di fuori di Dallara “Quello che manca oggi è proprio una concorrenza tra i vari costruttori. La nuova Formula 2, purtroppo, sarà solamente un monomarca sul fronte telaio, motore e gomme. Questi scenari sono frutto delle scelte passata della Federazione. Ha voluto trincerarsi dietro una riduzione dei costi che in realtà non è avvenuta. Così facendo sono venuti a mancare tutti i costruttori importanti che hanno reso grande questo sport come Lola, March e Ralt, solo per citarne alcuni. Oggi abbiamo una scena dominata dalla Dallara, anche quando i regolamenti permetterebbero una maggiore concorrenza come nella F3

Non sarebbe meglio aprire la sfida a più telaisti?  L’ultima edizione della Formula 3 Italia, targata 2012, ha visto la sfida in pista tra due costruttori, Dallara e Mygal, coi francesi usciti vincitori grazie a JD Motorsport e Riccardo Agostini

F1 | Da Melbourne gare più “silenziose”

A partire dal Gran Premio d’Australia sul cittadino di Melbourne, che inaugurerà la nuova stagione della Formula 1 il prossimo 18-20 marzo, le comunicazioni tra pilota-muretto saranno fortemente limitate.

A stabilirlo è la Federazione Internazionale dell’Automobile con la norma 20.1 del regolamento sportivo, con l’obiettivo di rendere le corse meno prevedibili, aumentando la sensibilità del pilota. Saranno consentite comunicazioni riguardanti la sicurezza, mentre diventano off-limits i contatti sui consumi di carburante, pneumatici e motore “Stiamo vivendo un momento particolare. Si ha l’impressione che non si abbiano le idee chiare e non ci sia la volontà di affrontare i problemi in modo unanime. Pertanto vengono proposti palliativi che vanno provati in pista” analizza il manager Gian Carlo Minardi ai microfoni di Minardi.it

A Melbourne dovrebbe esordire il nuovo format delle qualifiche con la “sedia rovente” ed eliminazioni, durante le tre sessioni, ogni novanta secondi “La Ferrari ha fatto notare che non era stato seguito un iter burocratico corretto per arrivare a modificare il format delle qualifiche. Pertanto la FIA si è attivata per ottenere il benestare del Working Group e F1 Commission e l’approvazione del Consiglio mondiale

Mancano dieci giorni al via di un mondiale che si presenta con diverse incognite “Se da un lato abbiamo una Mercedes da battere e una Ferrari alle sue spalle, per alcuni team la situazione non è così facile. Sauber non ha ancora chiuso alcuni contratti di sponsorizzazione ed è in debito d’ossigeno. Nelle prime uscite la Force India ha dimostrato di potersi confermare come quarta-quinta forza del mondiale, ma anche qui i problemi di liquidità non mancano, purtroppo” conclude il manager faentino

F1 | Gian Carlo Minardi “Passo in avanti per prestazioni e affidabilità”

Come già successo nella prima-quattro giorni, la Ferrari chiude col miglior tempo l’ultima sessione di test collettivi sulla pista di Barcellona, inanellando nell’ultimo giorno 142 giri con Sebastian Vettel, portando quasi a 4000 i chilometri totali percorsi dalla SF16-H.

Dare un giudizio sulla qualità delle vetture non è cosa facile poiché non è dato sapere il quantitativo di benzina caricato a bordo o il programma giornaliero. Senza alcun dubbio la Mercedes resta la vettura da battere, soprattutto per i tantissimi chilometri coperti da Hamilton e Rosberg. Insieme hanno realizzato praticamente un’intera stagione di Formula 1 inanellando la bellezza di 6000 Km. Secondo posto per la Scuderia Toro Rosso che, nelle otto giornate, ha macinato oltre 4800 km con Verstappen e Sainz. 800 chilometri in meno per i cugini Red Bull (motorizzati Renault), Williams-Mercedes e per Ferrari. Poco più indietro Sauber, Force India e Renault. Terz’ultimo posto per McLaren-Honda (3250 km) che paga dazio nella sessione di febbraio superando di poco i 1100 Km. Nelle quattro giornate finali, Alonso e Button hanno recuperato il tempo perso mettendo insieme 448 giri (2085 km)

“Le due sessioni mettono in evidenza il bel salto in avanti compiuto dai team sul fronte dell’affidabilità. Anche le prestazioni sembrano essersi compattate, soprattutto a centro gruppo. La Mercedes resta la vettura di riferimento per tutti, con alle sue spalle una Ferrari pronta ad inserirsi sfruttando anche il nuovo sistema di qualifiche che scatterà da Melbourne (eliminazioni ogni 90 secondi durante le tre sessioni). La Power-Unit tedesca ha percorso insieme ai suoi quattro team la bellezza di oltre 15500 km” analizza Gian Carlo Minardi, che vede nella Toro Rosso la possibile sorpresa 2016 “Hanno coperto tantissimi chilometri dimostrando di aver raggiunto una buona affidabilità, che proprio l’anno scorso li aveva penalizzati sul fronte del risultato finale

Chiudono la classifica la new-entry americana Haas e la Manor con 2295 e 1950 km complessivi “Rispetto alla passata stagione la Manor ha fatto tantissimi cambiamenti, sia sul fronte della Power Unit sia dei tecnici, che richiedono tempo. Il team Haas va certamente supportato e giustificato, poiché sarà chiamata a debuttare in un Mondiale lungo 21 GP con alle spalle solamente 8 giornate di test. I problemi emergono solamente girando in pista. Per loro è tutto completante nuovo e devono oliare i meccanismi

F1 | Fornitura motori, Gian Carlo Minardi avverte “Pericolo Honda”

Mentre i team sono impegnati nell’ultima sessione di test collettivi sulla pista di Barcellona, in preparazione del primo Gran Premio stagionale in Australia, nel dietro le quinte si continua a lavorare per cambiare la Formula 1.

Oltre alle modifiche alle qualifiche proposte dalla F1 Commission e Strategy Group che dovrebbero entrare in gioco già da quest’anno, a partire dal Gran Premio di Spagna come annunciato direttamente da Bernie Ecclestone “Il nuovo software per le eliminazioni non sarà pronto prima di maggio” si parla anche dei nuovi regolamenti legati alle forniture delle Power-Unit da parte dei motori. La proposta si indirizzerebbe verso una fornitura minima di due team per ciascun motorista, con un massimo di tre clienti. Ad oggi il Circus conta quattro fornitori (Mercedes, Ferrari, Renault e Honda) e undici scuderie (Mercedes, Ferrari, Williams, Red Bull Racing, Force India, Renault, Scuderia Toro Rosso, Manor e la new-entry americana Haas)

Stando ai risultati emersi dalle prime quattro giornate di test, la Mercedes resta ancora la motorizzazione di punta, non solamente sotto il profilo dell’affidabilità (coi suoi 3800 km percorsi) ma anche per la potenza con 950 CV accrediti, contro i 930 CV di casa Ferrari, i 900 CV di Renault e gli 850 CV di casa Honda. Ad oggi i Campioni del Mondi foniscono quattro team (Mercedes, Williams, Force India e Manor), così come la Ferrari. Due scuderie per i transalpini, con Renault e Red Bull, e McLaren con Honda. Proprio gli occhi sono puntati verso i giapponesi, chiamati ad un duro compito dopo un 2015 disastroso e il cambio al vertice

[media id=182 width=600 height=400]

GIAN CARLO MINARDIQualora le difficoltà dovessero proseguire anche quest’anno, Honda potrebbe decidere di ritirasi. A nessuno piace perdere per un periodo troppo lungo. Da quello che ho sentito, i giapponesi avrebbero problemi anche sulla lubrificazione del basamento. In aggiunta il cambio al vertice a stagione iniziata non è un buon segnale. Le nuove regole obbligherebbero ciascun motorista a fornire da due a tre team. In caso di un clamoroso dietro-front ecco che verrebbero a mancare le forniture. Sarebbe il caso di guardarsi attorno per far entrare un nuovo costruttore affidabile” prosegue il manager faentino interpellato da www.minardi.it “Dalla Spagna arrivano voci di un Fernando Alonso nervoso e preoccupato

 

F1 | Sedia rovente. Nuovo format delle qualifiche

F1 Commission e Strategy Group hanno disegnato il nuovo format delle qualifiche che determinerà la griglia di partenza dei Gran Premi del mondiale di Formula 1. Resta confermato la sessione da un’ora, suddivisa in tre parti (Q1-Q2-Q3) rispettivamente da 16’, 15’ e 14’ ma a cambiare radicalmente sarà la metodologia di eliminazione e l’assegnazione della pole-position. Nel Circus potrebbe fare il suo ingresso la “sedia rovente”

La prima eliminazione avverrà dopo i primi 7’ della Q1, a cui faranno seguito le ulteriori eliminazioni ogni 90 secondi. Dopo questa prima fase solamente 15 piloti passeranno al turno successivo. In Q2 il pilota più lento sarà richiamato ai box dopo i primi 6 minuti e solamente gli 8 driver più veloci accederanno alla fase finale Q3, con le eliminazioni che avranno inizio dopo 5’ per susseguirsi ogni 90 secondi. I due migliori piloti si giocheranno la pole-position nell’ultimo minuto e mezzo.

L’obiettivo è quello di creare scompiglio in griglia, provando a rendere le gare meno prevedibili. La decisione dovrà essere approvata in modo definitiva del Consiglio Mondiale del Motorsport il 4 marzo.

GIAN CARLO MINARDI: E’ qualcosa di nuovo che va certamente provato, ma l’idea non mi convince poiché non credo possa cambiare in modo drastico le carte in gioco. In Q3, visto il poco tempo, potrebbero esserci errori da parte degli strateghi, ma non mi aspetto stravolgimenti nello spettacolo. Per di più potrebbe essere di difficile lettura per il pubblico presente sugli spalti

BERNIE ECCLESTONE ha già annunciato che il nuovo sistema potrà essere operativo non prima del Gran Premio di Spagna “Non siamo ancora pronti con il software. Pertanto il Mondiale inizierà con le qualifiche che già conosciamo. Non è proprio il format che mi sarebbe piaciuto vedere, ma almeno rimescola le carte rendendo più imprevedibile la griglia. Avrei preferito pensare a delle penalizzazioni

Non sarebbe stato meglio annunciare il nuovo format, una volta pronto il software?

F1 | Test Barcellona: Bell’inizio per Ferrari, primi malumori in McLaren

E’ tramontato il sole anche sulla quarta giornata di test a Barcellona, mandando in archivio la prima delle due sessioni di test collettivi in preparazione della gara di debutto a Melbourne. Difficile fare delle previsioni. Quello che salta subito all’occhio, leggendo i dati, è l’affidabilità Mercedes, ma anche il bel passo in avanti della Ferrari con la SF16-H.

Interpellato da www.Minardi.it , Gian Carlo Minardi ha commentato la prima uscita del Circus potendo l’attenzione sia sulla W07 ma anche sulla Ferrari e Force India, nonostante le difficoltà economica di quest’ultima. Primi malumori in casa McLaren-Honda

[media id=181 width=600 height=400]

 

F1 | Gian Carlo Minardi “Bene Ferrari, Mercedes sempre al top”

I primi due giorni di test a Barcellona ci hanno già dato già un bel segnale sul potenziale dei campioni del mondo. Hamilton e Rosberg sono riusciti ad inanellare oltre 320 passaggi senza accusare problemi. Alle loro spalle un’interessante Ferrari, con Sebastian Vettel che ha guidato la classifica con la sua SF16-H.

Abbiamo voluto sentire il parere autorevole di Gian Carlo Minardi “Le prime due giornate hanno dimostrato ancora una volta tutta la supremazia Mercedes, soprattutto in termini di Affidabilità. Hamilton e Rosberg hanno completato rispettivamente 156 e 172 tornate senza accusare problemi. Stando a quanto si sente dal circuito, chi ha fatto le prove coi fonometri, parla di un ampio divario in termini di potenza tra divario la Power-Unit tedesca e quella transalpina” analizza il manager faentino “Stando così le cose, ancora una volta, la Red Bull è stata in grado di realizzare un ottimo telaio

La SF16-H sembra essere nata bene e rappresentare un nuovo corso rispetto alla monoposto 2015 “Nell’inverno la Ferrari ha compiuto un bel passo in avanti, ma è presto per stabilire il divario, poiché ho l’impressione che in Mercedes stiano girando prettamente in configurazione da gara. Mercedes e Ferrari sono un passo avanti gli altri” conclude Minardi

[media id=180 width=600 height=400]

Gian Carlo Minardi “Mi piace questa F1-Social”

Williams e Ferrari hanno scelto l’approccio del web per presentare le nuove vetture 2016, così come la Red Bull che ha mostrato, per il momento, solamente la nuova livrea che vestirà le monoposto affidate a Ricciardo e Kvjat. Più tradizionale il ritorno nel mondiale in qualità di Costruttore per Renault che, oltre ad annunciare il suo organigramma, ha svelato una livrea “all black” destinata a subire importanti modifiche cromatiche.

Una Formula 1 sempre più Social, che prova ad avvicinarsi al nuovo linguaggio dei giovani e giovanissimi “La F1 deve essere in grado di correre veloce non solo sui circuiti, ma anche con le notizie e le immagini. Le presentazione di questi giorni sono un primo passo di avvicinamento verso le esigenze dei giovani, che si appoggiano sempre più spesso ai social network per ottenere in modo immediato le notizie” commenta Gian Carlo Minardi “Proprio per questo motivo i team effettuano due o tre step di presentazioni, prima di arrivare alla versione definitiva partendo dalla livrea” come nel caso di Red Bull e Renault “In questo modo conquistano milioni di visite garantendo agli sponsor un’ampia visibilità. Sul fronte della spesa, è anche un bel risparmio

Il web permette di abbattere distanze e confini “I giornalisti non devono neanche più spostarsi dai loro uffici e molte più persone possono avere a disposizione le cartelle stampa, garantendo una maggiore divulgazione attraverso siti e blog personali” Minardi legge anche un altro aspetto positivo “Non dimentichiamoci che tra l’ultima gara dell’anno e la nuova stagione passano solamente quattro mesi. Questo nuovo modo di operare permette ai team di sfruttare al massimo il tempo per sviluppare e preparare la macchina” conclude l’imprenditore faentino “Non mi dispiace questo approccio e questa metodologia di fare informazione

Minardi.it incontra Giancarlo Fisichella “Tutto è partito da Faenza”

Il mondiale di Formula 1 è pronto ad alzare il sipario con la prima sessione di test collettivi sulla pista di Barcellona. In attesa di vedere in azione le nuove monoposto www.Minardi.it ha avuto il piacere di incontrato Giancarlo Fisichella, reduce dalla 24 Ore di Daytona al volante della Ferrari 488 GTE. Prosegue il nostro percorso tra i piloti che hanno contribuito a rendere grande il Minardi Team, scrivendo pagine importanti. Da Faenza è partita la lunga carriera del driver romano.

Facciamo un passo indietro al 1995, collaudatore Minardi Team per diventare pilota ufficiale l’anno successivo. Com’è avvenuto il contato con Gian Carlo Minardi?
Arrivavo da una bella stagione in Formula 3 nel 1993. In quel periodo ero sponsorizzato dalla Marlboro, come il Minardi Team.  A fine stagione Gian Carlo mi fece provare la Formula 1 sulla pista di Fiorano. Si realizzava un sogno. Dalla F3 ero arrivato in F1. Il test andò molto bene e nel 1995 divento collaudatore per Faenza

Ci racconti la tua stagione di esordio. Otto gran premi e un ottavo posto in Canada
Nel 1996 avrei dovuto coprirei il ruolo di collaudatore/terzo piloto. A dieci giorni dal Gran Premio d’Australia  arriva la chiamata, inaspettata, di Gian Carlo per dirmi che avrei corso da pilota ufficiale. Ero al settimo cielo, perché avrebbe dovuto correre Taki Inoue. Da li è iniziato tutto. Ero un pilota di F1. E’ stata una buona stagione, anche se abbiamo avuto qualche problema di affidabilità. Il Minardi Team era certamente una buona realtà.

Cosa ti ha insegnato Gian Carlo Minardi e l’avventura nel suo team?
E’ stata un’avventura importantissima. Grazie a Minardi ho realizzato il mio sogno, diventando un pilota di Formula 1. Mi ricordo ancora il primo briefing. Ero nella stessa stanza insieme ai miei idoli, come Schumacher, Berger, Alesi. Non dimenticherò mai quei momenti

A tuo avviso, qual è stato il punto di forza di Gian Carlo negli anni di F1. Un piccolo team che mette a segno 340 gp.
Era una piccola realtà che sapeva camminare grazie alle sue forze e alla passione di Gian Carlo. Hanno lottato contro colossi e case costruttrici ufficiali pur di restare nel Circus. Al suo interno ho conosciuto ingegneri e meccanici fantastici. Mi sentivo veramente a casa. Gian Carlo Minardi è una persona che ha nel cuore la passione per questo sport.

Come tanti altri piloti di talento, la tua carriera è iniziata a Faenza. Purtroppo oggi  l’Itali non ha nessun portacolori in F1.
Purtroppo oggi, come non mai, contano i budgets che un pilota è in grado di portare. Entrare in F1 è veramente difficile. Da qualche anno la Ferrari porta avanti il progetto FDA e sono certo che il prossimo pilota uscirà proprio da questo programma. Senza quel tragico week-end in Giappone, che ci ha strappato via Jules, oggi Bianchi sarebbe in un top team. Ci sono diversi ragazzi interessanti come Fuoco, Giovinazzi e Ghiotto, solo per citare i primi tre.

Da Faenza, è partita la tua grandissima carriera tra Jordan, Benetton, Sauber, Renault, Force India e Ferrari. 231 gran premi e 275 punti iridati. Tra i vari compagni di Box, chi è stato l’avversario più tosto?
Senza alcun dubbio Fernando Alonso, guarda caso un pilota cresciuto in Minardi. Insieme abbiamo vinto i due titoli con la Renault

Oltre a Minardi, anche Flavio Briatore ha avuto un ruolo importante nella tua carriera. Puoi mettere a confronto queste due personalità di spicco del motor-sport mondiale?
Gian Carlo Minardi è sicuramente la persona più importante visto che mio ha dato la possibilità di esordire in Formula 1. Nel 1997, dopo il test ad Estoril, Briatore mi ha messo sotto contratto, girandomi inizialmente alla Jordan. Due personaggi che hanno scritto pagine importanti della storia di questo sport. Sono stati due grani manager che hanno scoperto grandi piloti.

Sei passato alle gare endurance al fianco di Ferrari vincendo, tra le altre cose, due volte la 24 Ore di Le Mans. Cosa rappresenta per un pilota vincere la maratona per eccellenza
Parliamo della gara più importante. Incredibile, emozionante e molto difficile. Vincere la 24 Ore di Le Mans, è qualcosa di unico. Quest’anno, con la Ferrari 488, andrò a caccia del tris

Quest’anno il Gran Premio di Azerbaijan sarà in concomitanza con Le Mans. Una casualità o mossa politica di Mr. Ecclestone? Sei d’accordo che un pilota di F1 prenda parte anche a Le Mans?
L’anno scorso mi ha fatto piacere vedere vincere Nico Hulkenberg. Ci dovrebbe essere la passibilità di poter scegliere. E’ certamente un peccato la concomitanza di quest’anno

A Daytona hai portato al debutto la nuova Ferrari 488. Quali sono i punti di forza rispetto alla 458 Italia e quali sono le tue aspettative per la stagione.
E’ un passo avanti in tutti i settori rispetto alla 458. Ci sono stati miglioramenti nel grip, aerodinamica, guidabilità e assorbimento nei passaggi sui cordoli. Purtroppo a Daytona siamo stati penalizzati dal BOP. Quest’anno sarò con Risi Competizione, insieme a Toni Vilander, pilota che conosco molto bene avendo vinto insieme Le Mans. E’ un pilota straordinario con una grande esperienza nell’endurance. Speriamo di vincere il campionato, iniziando dalla prossima tappa: la 12 ore di Sebring a metà marzo

Paolo Barilla, pilota e imprenditore di successo. L’intervista

Paolo Barilla, oltre ad essere un noto imprenditore italiano, è stato anche pilota automobilistico che ha difeso i colori del Minardi Team sia in Formula 2 che in Formula 1, prima di vincere la 24 Ore di La Mans e partecipare alla Dakar.   Il Campionato del Mondo di F1  è prossimo ad alzare il sipario coi primi test ufficiali a Barcellona e  Minardi.it ha incontrato Paolo per parlare del suo passato nel Motor-sport e della situazione attuale del Circus.

Negli ultimi anni la Formula 1 ha perso diversi marchi importanti. E’ ancora un buon investimento?
In questo momento, no. La Formula 1 è un modello obsoleto poiché non è stata in grado di rinnovarsi stando al passo con i tempi. Bernie Ecclestone e il fondo CVC che gestisce il business non stanno facendo le azioni necessarie per un suo rilancio.

In che senso?
Gli uomini nascono in un contesto e costruiscono un sistema in base alla loro cultura ed esperienza. Ha fatto il suo tempo. Come esempio possiamo usare l’architettura. Oggi, per progettare e costruire, bisogna conoscere le ultime tecnologie in ambito energetico dove, allo stile e al design, si abbina l’innovazione tecnologica. Ecclestone è stato un ottimo commerciale che vendeva un prodotto il cui marketing, negli anni ‘80, veniva fatto in modo magistrale principalmente dalla Philip Morris. Col divieto delle pubblicità sulle monoposto l’impegno è andando scemando. Oggi la Red Bull sta provando a fare qualcosa di simile, ma in modo diverso e meno impattante.

Negli ultimi anni i gran premi hanno registrato un calo di interesse
Siamo nell’era dei videogiochi, il cui fatturato è da capogiro. Perché un ragazzo dovrebbe stare davanti alla TV per quasi due ore a guardare uno spettacolo dove succede poco, quando potrebbe essere lui il vero protagonista con un videogioco, che esso sia di motori o avventura? Non sarebbe più utile coinvolgere direttamente il pubblico giovane rendendolo protagonista?

In che modo?
Creando un Campionato del Mondo Virtuale di F1, parallelo al reale. Con gli stessi team, le stesse macchina e lo stesso calendario in cui i piloti sono i ragazzi scelti, perché no, dai team stessi. Ferrari, Mercedes, McLaren, Red Bull ecc potrebbero avere anche un team virtuale. In questo modo si attirerebbe un pubblico molto numeroso, fondamentale anche per gli sponsor stessi. Bisogna unire le forze. Il mondo è cambiato velocemente. Guardiamo Facebook, Google …

Si parla di intervenire sui regolamenti tecnici per migliorare lo spettacolo
Non devono essere gli ingegneri a cambiare la F1. Loro stravedono per i numeri. Persino la vernice della macchina è un peso inutile. E’ come andare al ristorante portandosi dietro il nutrizionista. Coinvolgerei persone che si occupano di spettacolo per farsi dare un’opinione e suggerimenti, vedrei bene uno scenografo di Hollywood. Trovo limitante voler salvare la Formula 1 intervenendo solo sui regolamenti tecnici. Cosa serve avere macchine da 1000 CV? Oggi abbiamo già una F1 velocissima. I Pit-stop vengono fatti in 2”… A volte non mi accorgo se le gomme sono state realmente cambiate. Non si potrebbero usare meno meccanici? Le macchine affrontano i cambi di direzione e chicane in modo troppo rapido. Sembrano correre su dei binari, senza la minima sbavatura. Sembra tutto facilissimo. Non viene trasmesso lo sforzo fisico del pilota e la sua abilità. Se guardiamo una gara di MotoGP, si percepiscono tutti i gesti e gli sforzi che devono affrontare i piloti per l’inserimento in curva. Bisognerebbe lavorare sul coefficiente di aderenza.

I team hanno delle responsabilità?
L’intero sistema va rivisto. L’audience cala e quindi Ecclestone aumenta il numero di gran premi portando la Formula 1 verso paesi senza una storia motoristica come l’Azerbaigian … Come si dice da noi è “uno spremitore di limoni” Preferisce spremere fino all’ultima goccia gli organizzatori e i circuiti, minacciandoli di portare via la corsa. Purtroppo i team guardano solamente il loro business. Prendiamo il caso della Renault che proprio in questi giorni ha presentato il team: sono tornati come costruttori solamente perché gli è stato garantito lo stato di “team storico” ovvero una fetta dei proventi televisivi. Sono rientrati dalla porta di servizio senza dare uno stimolo per grandi cambiamenti.

Anche quest’anno non ci saranno piloti italiani in Formula 1, nonostante si mettano in evidenza nel campionati internazionali più importanti come GP2, GP3 e F3 Europea
La Formula 1 oggi è troppo costosa per le aziende. Ci vorrebbe l’intervento diretto della Ferrari e della Federazione per aiutare i ragazzi a crescere e a trovare poi uno sbocco nel professionismo.

La carriera tra i motori di Paolo Barilla inizia dai kart, dove si fa le ossa per cinque anni, prima del suo ingresso tra le monoposto partecipando alla Formula Abarth. “Ero un autodidatta, nel senso che non avevo nessuno al mio fianco. La prima parte della stagione è volta all’apprendistato, ma una volta preso confidenza con la vettura scalo le posizioni portandomi nel gruppo dei primi” L’incontro con Raverotto nel 1981 lo porta a correre in Formula 3 “Nelle prime quattro gare conquistai 28 punti, grazie a due successi e due podi. Nelle restanti gare, per qualche incidente e per problemi tecnici, ho fatto solamente 12 punti in altrettanti appuntamenti. Durante la stagione Gian Carlo Minardi mi contattò per correre con lui in Formula 2, a Donington e Pergusa. In quegli anni però ero abbastanza sprovveduto, nel senso che correvo perché mi piaceva, senza avere un programma preciso e la F2 era un bel traguardo poiché aveva il doppio dei cavalli rispetto alla F3. Per essere un esordiente le due gare andarono bene, lottando a centro gruppo. L’anno successivo decisi quindi di proseguire col Minardi Team, che nel frattempo aveva perso l’appoggio della Pirelli. Pertanto la stagione scivolò via in modo anonimo.  Volevo diventare un pilota professionista e passai pertanto ai prototipi e, successivamente, andai in Giappone con la F3000

Nel 1987 l’amico Pierluigi Martini lo chiama per correre con lui in F3000. “La stagione precedente Piero si era messo in evidenza con una Ralt non ufficiale. Le premesse erano quindi buone” Fin dall’inizio del campionato qualcosa però non va “La macchina non è all’altezza delle aspettativa e non riusciamo a capirne il motivo. A stagione inoltrata, e casualmente, ci accorgiamo che nel telaio mancava una parte della centina del serbatoio. Un errore di costruzione alquanto strano. Ci sistemano il telaio e torniamo subito davanti a tutti, anche alle Ralt ufficiali. Purtroppo però in gara la nostra macchina si fermò per un cedimento

Nel 1989 arriva la chiamata da Gian Carlo per sostituire Martini in F1
Il sogno era la Formula 1 e quando Minardi mi chiamò per sostituire l’infortunato Martini accettai subito. Per di più si correva a Suzuka, una pista che conoscevo come le mie tasche. Purtroppo però non riuscivo a stare dentro l’abitacolo, costruito attorno alle misure di Piero. In qualifica riesco a fare, per i dolori, solamente un run, mentre in gara si ruppe la frizione. Col senno del poi forse è stato meglio così.

L’anno successivo fai coppia con Martini con la M190
Anche la macchina nuova era sempre troppo stretta per la mia statura. La stagione partiva già in salita, ma decido di andare comunque avanti. Otteniamo dei buoni risultati, ma il problema principale erano le gomme. La Pirelli, in quel momento, non aveva la forza di fornire tutti i suoi team allo stesso livello qualitativo, prediligendo in particolar modo la Tyrrel di Alesi. In Giappone avevo collaborato con la Bridgestone nello sviluppo delle gomme per la F1, quindi avevo un know-how ottimo e fin dai primi giri mi accorgevo se qualcosa non funzionava nel verso giusto. In più, nelle prove invernali ad Estoril con la macchina vecchia, avevo girato più veloce di 3” rispetto al week-end di gara dell’anno successivo. Purtroppo la Pirelli non l’ha mai dichiarato apertamente. La stagione è finita in modo inglorioso

Come giudichi la tua esperienza nel Mondiale?
E’ stata un’esperienza fantastica e straordinaria. In quegli anni il mio obiettivo era arrivare in F1. Non ci fossi riuscito mi sarebbe mancato qualcosa. Dopo ho capito che non è l’ambiente che fa per me poiché non rispecchia il mio carattere. Per restare in F1 devi essere molto determinato, pronto a tutto. Devi fare in modo che tutti ti ascoltino tenendo altissima la tensione all’interno del team, come facevano Senna o Piquet. In un’intervista recente Piquet ha dichiarato di aver attaccato più volte Mansell su episodi personali col solo obiettivo di destabilizzarlo e toglierli la concentrazione. Se arriviamo ai giorni nostri, Vettel con Webber è stato molto duro. In Verstappen rivedo la stessa determinazione. Sembra dire “toglietevi che sto arrivando”

Hai vinto anche la 24 Ore di Le Mans
Nelle gare endurance sono sempre andato molto bene. Anche il tipo di ambiente era decisamente diverso. Il mio carattere non tende a prevaricare gli altri e con i compagni ho sempre collaborato per raggiungere il migliore obiettivo comune

… oltre ad aver partecipato a diverse edizioni della Dakar
Esperienza piacevole e magica, soprattutto quella africana. Ho partecipato a diverse edizioni senza ambizioni di risultato. Volevamo solamente arrivare al traguardo vivendo l’esperienza al meglio.

Minardi.it incontra Luca Badoer “Minardi, team principal eccezionale”

32 gran premi col Minardi Team, tra le stagioni 1995 e 1999, e un grande rammarico legato al Gran Premio d’Europa sul tracciato del Nurburgring per Luca Badoer. Prosegue il nostro cammino tra i piloti che hanno contribuito a scrivere la storia del team faentino fondato da Gian Carlo Minardi. Insieme a Luca abbiamo parlato certamente del suo periodo a Faenza, ma anche dell’ impegno al volante del Cavallino Rampante

Nel 2010 hai annunciato il tuo ritiro in qualità di tester Ferrari, dopo 12 anni. Hai ancora dei contatti con Maranello e di cosa ti occupi oggi?
Nel 2010 ho annunciato il ritiro dal ruolo di test Ferrari, ma la collaborazione con Maranello è proseguita anche nei quattro anni successivi nello sviluppo delle vettura GT. Dall’anno scorso lavoro nell’azienda di famiglia

Facciamo un passo indietro, al 1994, quando diventi tester Minardi per poi essere promosso a pilota ufficiale l’anno successivo.  Cosa ti ha portato a scegliere il team di Faenza e cosa ti ha colpito?
Innanzitutto era un team Italia e Gian Carlo Minardi viveva la sua esperienza in Formula 1 con grande passione. Per me rappresentava certamente una buona opportunità, in prospettiva ’95. Effettivamente insieme abbiamo raccolto dei buoni risultati. Io ero ancora giovane e ho avuto la possibilità di imparare molto. Esperienza positiva

Sei poi tornato a Faenza dopo 5 anni, nel 1999
In quel periodo ero anche sotto contratto con la Ferrari in qualità di tester. Gian Carlo mi ha voluto fortemente con se e questo mi ha fatto enorme piacere. Da parte mia ero ben contento di far ritorno a Faenza. Ancora una volta è stato un anno positivo.

…. negli occhi di tutti gli appassionati resta quel “maledetto” gran premio d’Europa. A pochi giro dal traguardo eri in quarta posizione.
Fa parte di quegli episodi che non si possono dimenticare. A pochissimi giri dalla bandiera a scacchi eravamo in lotta per il podio, ma purtroppo si ruppe il cambio. Avremo potuto raggiungere un risultato strepitoso per un piccolo team. Inoltre non dobbiamo ricordare che in quegli anni i punti li prendevano solamente i primi sei…

Cosa hai pensato in quel momento e cosa ti disse Gian Carlo Minardi al rientro ai box?
Non me lo ricordo, ma fu un trama per tutto il team. In prima persona per me. Stavamo facendo qualcosa di straordinario. Un brutto colpo.

Quel risultato, avrebbe potuto cambiare la tua carriera in Formula 1?
Difficile da dire. La carriera in Formula 1 te la costruisci con le prime scelte e purtroppo io non  sono stato molto fortunato. Ho debuttato con Scuderia Italia, con una vettura disastrosa che forse mi ha precluso il cammino. Il podio del Nurburgring ’99 avrebbe potuto aiutare, ma comunque ero già collaudatore Ferrari. La mia strada era disegnata.

Hai corso per Scuderia Italia, Minardi, Forti e Ferrari. Qual ‘è il punto di forza che ricordi del team di Faenza?
Il mio ricordo è quello di una struttura piccola, ma ben organizzata e con una grande passione. Gian Carlo Minardi è stato un team manager eccezionale. Ancora oggi lo incontro con molto piacere

Nel 2009 hai sostituito Felipe Massa al volante della F60 durante il Gran Premio di Valencia. Un italiano al volante della rossa in un gran premio. Un sogno che diventava realtà?
Si, un sogno che si è presto trasformato in un incubo…

Che difficoltà hai incontrato?
Arrivavo da un periodo di stop lungo sette mesi poiché i test iniziavano ad essere vietati. Non conoscevo la vettura e la F60 era difficile e poco competitiva. Eravamo le prime apparizioni del kers. Alla fine non mi sento di avere colpe poiché chi mi ha sostituito non ha fatto melgio. Era una macchina che richiedeva molti test per capirla e interpretarla al meglio

Anche quest’anno l’Italia non sarà rappresenta da piloti in F1 anche se saranno presenti nei campionati internazionali più importanti come GP2, GP3 e F3 Europea. Cosa pensi sia dovuto?
Difficile dare una risposta poiché non sono la persona adatta. Certamente è triste non avere dei nostri ragazzi protagonisti nel mondiale

Manca anche un team come la Minardi che puntava molto sui giovani?
Sicuramente. Soprattutto manca un personaggio come Gian Carlo Minardi che scommetteva sui giovani. Non aveva paura di puntare sui debuttanti.

Cosa pensi della Formula 1 moderna e sei d’accordo sul divieto ai test, spostando quindi tutto sul virtuale?
Fosse per me tornerei subito a liberalizzare i test. Si parla tanto di riduzione, ma contemporaneamente si costringono i team a dotarsi di questi simulatori e software all’avanguardia e costosissimi. A volte vengono prese delle decisioni con troppa leggerezza. Per quanto realistici, è sempre meglio scendere direttamente in pista. Nella mia avventura in Ferrari ho coperto qualcosa come 135.000 km, di cui 32.000 solamente in una stagione.